Dedicato a Michael Jackson

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giovedì 20 gennaio 2011

Udienza preliminira del 04/01/2011

E
E’ cominciata alle 09.00 di mattina PST (ore 18.00 italiane) del 4 gennaio 2011 la prima giornata di udienza preliminare per l’omicidio Jackson.
Vi ricordiamo che non si tratta del processo a Murray: queste udienze servono proprio per stabilire se il processo si farà
Generalmente, negli Stati Uniti queste udienze hanno breve durata e coinvolgono semplicemente le forze di polizia ed il medico legale per raccogliere gli elementi che facciano decidere al giudice se ci sono gli estremi per un processo. Data la complessità di questo caso, avremo circa 2 settimane di udienze preliminari in cui l’accusa chiamerà a testimoniare circa 30 persone.

Alle 08.40 PST Katherine Jackson, La Toya Jackson e Jackie Jackson hanno raggiunto il tribunale. Randy Jackson ha twittato ieri poco prima dell’udienza informando i fan che non stava bene e per questo non avrebbe potuto presenziare alla prima giornata, ma conta di rimettersi per la seconda udienza.
In tribunale era presente anche Nicole Alvarez (la madre del figlio di Murray), la persona con la quale Murray era al telefono quando si rese conto che Michael era in difficoltà. Alla donna è stato ordinato di tornare in aula venerdì prossimo. (Nessuna parentela tra lei e la guardia del corpo di Michael, Alberto Alvarez, solo omonimia).

Nota importante: di seguito sono riportate tutte le informazioni raccolte dalle seguenti fonti:
AP - Associated Press
Fox News
Los Angeles Times
CNN
TMZ
UStream - MJ4Justice

L’udienza preliminare si è aperta con la dichiarazione del procuratore della contea di LA David Walgren, che rappresenta l’Accusa dello Stato della California (la parte a favore di Michael) contro il Dottor Conrad Murray.

Walgren ha dichiarato che:
Michael quando i paramedici arrivarono a casa sua;
Conrad Murray ha atteso 21 minuti (minimo 9 minuti, ma l’accusa dimostrerà che ne passarono oltre 20) per chiamare i paramedici, e prima del loro arrivo ordinò ad una guardia del corpo (Alberto Alvarez) di aiutarlo a rimuovere le prove dalla stanza di Michael;

Conrad Murray ha praticato la CPR in modo scorretto, con una sola mano e sul letto, piuttosto che su una superficie rigida;

Conrad Murray ha tentato di nascondere di aver somministrato del Propofol a Michael. Non disse ai paramedici di aver dato a Michael questo farmaco, parlò solo delle benzodiazepine.

L’avvocato di Murray, Ed Chernoff, ha rifiutato di fare una dichiarazione di apertura.

Dalla famiglia Jackson intanto arriva una nuova conferma del fatto che Michael poco prima di morire disse a sua madre che pensava che qualcuno avesse intenzione di ucciderlo, e che lo avrebbero fatto per il catalogo Sony/ATV in suo possesso.

Il primo testimone dell’accusa è Kenny Ortega.
Ortega ha ricordato che la collaborazione con Michael per il This is it è cominciata nel mese di Aprile 2009. Si vedevano 3/4 giorni alla settimana durante il periodo di produzione, 4/5 nel periodo delle prove. Michael provava nel tardo pomeriggio/sera, circa 6 ore al giorno. Michael gli disse che la ragione per la quale aveva deciso di tornare sul palco erano:
un momento favorevole per esibirsi di nuovo;
i suoi figli che avrebbero potuto godersi lo spettacolo;
i suoi fan e ricordare alle persone di prendersi cura della terra e l’uno dell’altro.
Dopo il tour, Michael voleva aiutarlo a dirigere film, amava fare film e aveva delle idee da condividere.
Ortega ha detto che agli inizi di giugno c’era stata una settimana in cui Michael saltava le prove senza una spiegazione, una situazione che gli metteva ansia. Ha dichiarato di essersi preoccupato il 19 giugno quando Michael raggiunse lo Staples Center per le prove.
“Sembrava non stesse affatto bene. Tremava e riusciva a malapena a parlare. Non era in condizioni di stare alle prove. Dava l’impressione di essere davvero smarrito. Era spaventoso. Non riuscivo a capirne il vero motivo. Non sapevo esattamente cosa non andava, ma sapevo che stava succedendo qualcosa. Gli dissi: Michael, è questo il posto migliore per te in cui stare oppure vuoi andare a casa e stare con la tua famiglia? E lui rispose: Per te andrebbe bene (se andassi a casa)? Io dissi: Sì. E lui andò via.”
Il giorno dopo, 20 giugno 2009, ci fu un incontro a casa di Michael in cui erano presenti Ortega, Frank Di Leo, Randy Phillips e Murray. Ortega ha detto che gli sembrò chiaro che la riunione fosse stata indetta a causa sua.
Murray era arrabbiato con lui per aver rispedito Michael a casa. Murray disse ad Ortega che non avrebbe dovuto farlo perché lo stato fisico e psicologico di Michael era buono e ad Ortega non era dato prendere decisioni di quel tipo perché non era né il medico né lo psicologo di Michael. Ortega ha detto che lui replicò a Murray che secondo la sua opinione, Michael il giorno prima non era sufficientemente in salute per stare sul palco, che se lo avesse fatto sarebbe stato pericoloso per lui e che in ogni caso quella di ritornare a casa era stata una scelta di Michael.
Per l’accusa è importante questo passaggio del 20 giugno per mettere in evidenza il fatto che a Murray non interessava la salute di Michael.
Ortega ha poi aggiunto che il 23 e il 24 giugno furono 2 magnifici giorni di prove e che Michael era felice e stava bene.
Il punto che l’accusa vuole sottolineare, è che Michael non era in difficoltà il giorno prima di morire, è stato il Propofol ad ucciderlo.
Del 23 giugno ha detto: “Era il Michael che tutti noi conoscevamo. Era di ottimo umore e passammo una gran giornata". In merito all’ultima conversazione che ebbe con lui: “Mi disse che era molto, molto felice. Che sentiva che il sogno era lì a portata di mano. Mi disse di ricordare a tutti quanto li volesse bene ed apprezzasse il loro duro lavoro”.
Ortega ha negato di aver richiamato all'ordine Michael nell’incontro del 20 giugno.
Ortega ha dichiarato di non aver mai avuto nessuna conversazione con Karen Faye riguardo le condizioni di salute di Michael.

Secondo testimone: Michael Amir Williams
L’accusa ha cominciato a ricostruire le sconsiderate azioni di Murray prima che Michael morisse, chiamando a testimoniare l’assistente di Jackson, Michael Amir Williams, al quale Murray telefonò prima di effettuare la chiamata al 911.
Amir ha testimoniato che ricevette un agitatissimo messaggio sulla segreteria telefonica alle 12.13 del 25 giugno in cui Murray diceva: “Dove sei? Vieni immediatamente qui, sbrigati”.
Amir ha raccontato che Murray gli disse che Michael aveva avuto una “brutta reazione” e c’era immediatamente bisogno di aiuto, ma Murray non gli chiese di chiamare il 911. Amir chiamò poi Alberto Alvarez, guardia del corpo di Michael, chiedendogli di raggiungere l’ingresso principale. Amir ha detto che udì la voce di Murray in sottofondo e poi Alvarez riattaccò. Ha poi raggiunto la stanza di Michael dove ha visto Murray praticare il CPR in modo scorretto, stava sudando ed era fuori di testa.
Amir ha detto che, quando erano in ospedale, Murray gli parlò di una crema nella stanza di Michael della quale lui sapeva che a Michael non sarebbe piaciuto che il mondo ne venisse a conoscenza, e voleva che qualcuno lo riaccompagnasse a casa di Michael per recuperarla. A lui sembrò una strana richiesta, e anche le altre guardie del corpo furono riluttanti. Successivamente, Murray disse che sarebbe andato a pranzare e lasciò l’ospedale. Amir si è emozionato quando ha raccontato che i figli di Michael, pensando che il loro papà fosse ancora vivo, cominciarono ad elencare le sue allergie ai dottori, e ha ricordato che fu Di Leo a dire loro che Michael non ce l’aveva fatta. Nel contro interrogatorio, Chernoff ha fatto domande ad Amir riguardo alla sua connessione con la Nation of Islam, gli ha chiesto quante volte salì nella camera da letto di Jackson (ai membri dello staff non era permesso salire al piano di sopra, a meno che Murray non li istruisse a farlo, cosa che non avvenne quasi mai), e se è possibile che sulle siringhe o sulle fiale possano essere rinvenute le sue impronte. Amir ha risposto di non averne mai toccato una.

Terzo testimone: Faheem Muhammad, autista personale di Michael il 24 e il 25 giugno.
Faheem era nella stanza di Michael dopo che Murray notò che Michael non respirava più. Vide Murray in ginocchio fare pressione sul petto di Michael che giaceva sul letto, in uno stato di panico. Murray chiese a lui e ad un’altra guardia del corpo (Alberto Alvarez) se qualcuno presente nella stanza conoscesse il CPR.
“Sapevo che Murray fosse un cardiochirurgo, quindi guardai Alberto scioccato (ricordando che Murray chiese se qualcuno era in grado di fare il CPR). Faheem ha ricordato che Prince e Paris erano vicini alla stanza di Michael, videro il loro papà sul letto con gli occhi e la bocca spalancati e Paris era inginocchiata sul pavimento e piangeva. Alla fine lui allontanò i bambini e la tata li portò via. Ha detto che dopo che Michael venne dichiarato morto all’UCLA, Murray gli disse che aveva fame e voleva andare via. Lui gli disse di mangiare all’ospedale, ma Murray se ne andò lo stesso.
Nel contrinterrogatorio, Chernoff ha fatto ammettere a Faheem che Murray parlò con la famiglia Jackson e con la polizia prima di andarsene.

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